fonte IL MATTINO di Giuseppe Maiello
Frattamaggiore. Dal caffè al farmaco sospeso: le nuove frontiere della solidarietà si spostano fino ai bisogni primari. L’iniziativa parte da uno studio associato di tre medici di famiglia, che da qualche giorno stanno distribuendo una lettera aperta ai loro 5000 assistiti, nella quale li invitano a donare liberamente una somma di qualsiasi entità, anche minima, che andrà ad alimentare, scrivono, un fondo di «co-munione» e di «co-munità»: servirà a favorire l’acquisto di farmaci o il pagamento di esami diagnostici a chi, in condizioni di indigenza economica, rinuncia a curarsi, anche solo per la difficoltà di pagare il ticket.
Un fenomeno in crescita, hanno notato i tre medici di famiglia Luigi Costanzo e di Francesco e Luigi Del Prete, titolari dello studio associato «Humanitas», che ha sede a Frattamaggiore, nel cuore della Terra dei Fuochi. E a questa drammatica realtà si riferiscono nella premessa del loro volantino. «Insieme abbiamo scoperto, in questi anni, quanto la salute di ciascuno dipenda da comportamenti collettivi. L’egoismo folle di pochi, nell’indifferenza di tanti, ha disseminato, in questa terra bellissima, mille insidie per la vita nostra e soprattutto dei nostri bambini». Poi l’appello: «Nella nostra breve esperienza – scrivono – ci siamo resi conto che spesso, ai problemi di salute, si aggiungono situazioni di disagio sociale ed economico. Incontriamo persone che si trascurano, che non acquistano farmaci o non fanno esami perché non hanno soldi: bisogni elementari che non vengono soddisfatti, a cui si aggiunge la malattia, e, questo è insopportabile e inaccettabile per un medico e per una società che si definisce civile».
Cosa hanno immaginato allora i tre medici? Invitano tutti i pazienti a lasciare liberamente una somma, ciascuno secondo le proprie possibilità, che verrà raccolta ed andrà ad alimentare un fondo che sarà registrato, contabilizzato. «Non abbiamo mai voluto riscuotere nulla – scrivono – di ciò che è dovuto per legge per determinate prestazioni. Ora semplicemente le raccoglieremo nella misura che ognuno riterrà opportuno. Dopo una prestazione in cui è previsto il pagamento di una determinata cifra, la persona, se vorrà, potrà dare liberamente un proprio contributo: insieme corrisponderemo ai più pressanti bisogni individuati. Però in forma anonima, per non ledere la dignità di nessuno. E così, prendendoci cura l’uno dell’altro, ritroveremo la fiducia, riscoprendo il senso e il valore di essere comunità», sottolineano.
Per i tre medici è innegabile che il disagio economico (ma anche culturale) non favorisca il diritto alla salute. Il servizio sanitario prevede l’esenzione del ticket per patologie croniche, patologie rare, per invalidità totale, per la diagnosi precoce di tumori, per donne in gravidanza e infine per il reddito insufficiente. Ed è qui che si registrano i casi di «rinuncia» a curarsi. La soglia di esenzione per il pagamento del ticket è fissata in «8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico», secondo la normativa. I tre medici hanno notato che gli assistiti che per poco non si trovano in questa fascia, pressati da altre necessità, prima fra tutte il canone di locazione, tendono a «tagliare» dal bilancio familiare la voce della salute. «L’Asl Na2 Nord – ricordano – ha appena effettuato una indagine tra i pazienti assistiti dai medici di famiglia: sono state sottoposte allo screening al colon retto 26.852 persone (l’Asl Na2 Nord conta oltre un milione di assistiti), In 2367 casi si è reso necessario l’approfondimento, in 94 è stato diagnosticato un tumore. Se l’esame non fosse stato gratuito queste persone si sarebbero mai sottoposte a un controllo, se non quando sarebbe stato troppo tardi?».