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Il capo della Dia agli studenti: “Mafia si infiltra facendo poco rumore. Importante parlarne. Affari silenziosi delle organizzazioni criminali”

Fonte www.casertanews.it

Non abbassare la guardia perché le mafie sono ancora vive. Questo, in sintesi, il monito di Giuseppe Governale, direttore della Direzione Investigativa Antimafia, oggi ospite del liceo classico “Pietro Giannone” di Caserta dove ha tenuto una conferenza dal titolo “Educazione alla  legalità: la mafia teme più la Scuola o la Giustizia?”.

UNA MAFIA SILENZIOSA

“E’ una cosa fisiologica – ha spiegato Governale a margine della lectio – Le organizzazioni criminali hanno scelto di adattarsi perchè non sono loro ad imporre il ritmo” che oggi è “imposto dallo Stato” grazie all’impegno ingestigativo. “Le mafie – ha proseguito – stanno adottando una strategia d’attesa, aspettano che il futuro sia più favorevole. Si infiltrano facendo poco rumore. Per questo non bisogna fare l’errore di calare l’attenzione. Il nemico sta avendo battute d’arresto da anni grazie al lavoro investigativo ma la storia insegna che quando si allenta la presa le mafie rinascono. Per questo motivo è importante anche solo parlarne”. 

L’AREA GRIGIA

Governale ha anche parlato della cosiddetta ‘area grigia’, della mafia dei colletti bianchi, di “una minaccia che si nutre del rapporto con le istituzioni. Se le pubbliche amministrazioni vengono lasciate sole hanno difficoltà a fronteggiare la mafia. Sia chiaro non parliamo di persone che si presentano con la coppola e la lupara bensì agiscono in modo mellifluo”. Stesso discorso può essere fatto per le imprese che soprattutto se “sono in difficoltà diventano risorse. In questo modo l’intera economia ne esce defraudata, si altera il principio della libera concorrenza. Anche se non spara la mafia è ancora viva”. 

LA STORIA DELLA MAFIA

All’interno di un’aula magna gremita di studenti il Generale Governale ha tenuto la sua conferenza sul fenomeno delle mafie e sulle risposte che possono arrivare dalle giovani generazioni nel respingere la mentalità mafiosa. Due ore filate via veloci durante le quali il direttore della Dia, tra l’intervista di Enzo Biagi a Luciano Liggio e alcuni frame de “Il Padrino”, ha esortato ripetutamente i ragazzi a cambiare mentalità per sconfiggere le mafie. Un fenomeno della cui esistenza si hanno prove “dalla fine dell’800. Sto studiando un rapporto del Questore di Palermo Sangiorgi che parla già per quel periodo di mafia. Nel ‘900 abbiamo avuto due ministri dell’Interno particolarmente duri – ha proseguito Governale – Uno fu Mario Scelba che disse: ‘si parla di mafia in tutte le salse ma mi sembra che si esageri’. Anche il capo del governo Vittorio Emanuele Orlando in un discorso al teatro Massimo di Palermo disse che ‘Se per mafia, infatti, si intende il senso dell’onore portato fino all’esagerazione, l’insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portata sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma induge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte; se per mafia s’intendono questi sentimenti, e questi atteggiamenti, sia pure con i loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni individuali dell’anima siciliana, e mafioso mi dichiaro io e sono fiero di esserlo’. Per questo si è commesso l’errore di pensare che la mafia non esistesse”. 

Secondo Governale le organizzazioni criminali, dopo anni di stragi, oggi si stanno evolvendo, si adattano ai tempi che corrono. “In Lombardia abbiamo 22 locali (i clan nda) di ndragnheta, in Piemonte ce ne sono 12, in Liguria 4 – ha proseguito Governale – Ma anche qui. In provincia di Caserta dal 1991 ad oggi sono stati sciolti 31 comuni per infiltrazioni mentre in tutta la regione ne sono 95”. Non solo le amministrazioni ma anche l’economia. “Nel 1922 un mafioso è andato in Inghilterra per trattare il prezzo dello zolfo. Figuriamoci nel 2019 cosa è in grado di fare la mafia”. 

LA CRITICA A GOMORRA

“Le organizzazioni criminali hanno fatto guerre in due modi, frontali e tattiche. Nel 1992 c’è stato un grande momento di riscatto per la Nazione che si è unita sul piano militare contro la mafia – ha detto ancora Governale – Ma non basta. Bisogna partire dalla microclutura. In tal senso Gomorra determina sconcerto e sconforto nel presentare un mondo che è verosimile ma in cui lo Stato non c’è”. 

“LOGICHE MAFIOSE COME QUELLE TERRORISTICHE”

Governale ha poi fatto un parallelismo tra la battaglia alle mafie e quella al terrorismo. “La battaglia contro mafie e terrorismo è in entrambi i casi asimmetrica – ha dichiarato il capo della Dia – Perché lo Stato non può adeguarsi a logiche mafiose e terroristiche. Ma lo Stato dà segnali che vanno colti. Per questo quando mi chiedono sulla necessità del carcere per Provenzano, ormai vecchio e malato, la mia risposta è sempre la stessa: Provenzano morirà in carcere perché lo Stato ha dato un segnale, l’ergastolo”. 

UNA BATTAGLIA CULTURALE   

Infine Governale ha ribadito il concetto di una necessaria battaglia culturale per “affievolire il vivaio della mafia. Bisogna smuovere le coscienze per debellare la mentalità mafiosa, attuata in comportamenti che sono anche leciti ma che non sono eticamente corretti, come possono essere le piccole raccomandazioni. Le funzioni pubbliche non devono servire per esercitare un potere. La mafia – ha concluso Governale – è un fenomeno sistemico e per questo deve essere affrontata in maniera sistemica”. 

LA PRESIDE CAMPANILE

Al termine della lezione le conclusioni sono state affidate alla preside Marina Campanile che ha sottolineato, riprendendo gli ultimi passaggi di Governale, come il cambiamento “parte dalle piccole cose come il non scaricarsi la versione da internet o mandare un genitore a lamentarsi a scuola per un brutto voto”. La scuola, infine, ha donato a Governale il libro sul centenario del Liceo Giannone vedendosi ricambiata del vessillo della Dia. 

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