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ARRESTATI 3 SOGGETTI PER USURA ED ESTORSIONE AGGRAVATE DAL “METODO MAFIOSO”. SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 240.000 EURO.

Nella mattinata odierna, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di tre soggetti (di cui due destinatari della custodia in carcere e uno degli arresti domiciliari) i quali, in base agli elementi investigativi finora acquisiti, sono stati ritenuti gravemente indiziati della commissione, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e impiego di proventi illeciti, anche mediante l’utilizzo del c.d. “metodo mafioso”. Il provvedimento compendia gli esiti di complesse indagini, svolte dalla Compagnia di Marcianise e coordinate dalla D.D.A. di Napoli, nel cui ambito è stato possibile ricostruire alcune condotte usuraie ed estorsive che gli indagati, in concorso con altri, avrebbero posto in essere ai danni di un imprenditore locale, facendo anche ricorso a forme di intimidazione basate sulla “spendita del nome” del clan camorristico dei “Belforte”. La restituzione coattiva dei singoli prestiti sarebbe avvenuta attraverso l’emissione da parte dell’imprenditore di
assegni “in bianco”, comprensivi della quota capitale e degli interessi (pari al 120% annuo), successivamente posti all’incasso da insospettabili soggetti compiacenti i quali, una volta prelevate le somme in contanti dai loro conto correnti, le consegnavano ai reali beneficiari. Sono state ricostruite, inoltre, alcune operazioni che avrebbero consentito agli indagati di riciclare parte dei proventi illeciti maturati grazie al contributo di un imprenditore che, pur essendo a conoscenza della loro origine delittuosa, si sarebbe prestato ad utilizzare alcuni assegni oggetto di usura come mezzi di pagamento nella propria azienda. Unitamente alla misura cautelare personale, la Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo avente ad oggetto alcuni terreni e fabbricati per un totale di circa 240.000 euro, che si ritengono
essere beni di valore equivalente rispetto ai presunti proventi illeciti maturati attraverso la percezione degli interessi usurai.

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