Nel leggere il verbale della operazione di voto a Frattamaggiore per eleggere il nuovo segretario nazionale del PD, non può non passare in secondo piano la formazione della commissione che oltre ad avere il compito di gestire le operazioni, il presidente, nel nostro caso l’ex sindaco Enzo Del Prete, assume anche la figura di garante per lo svolgimento della consultazione. Una commissione dove oltre al papà dell’attuale sindaco è composta da un componente del suo staff e due cugini di consiglieri comunali. A dir poco a gestione familiare. Per carità nulla di illegittimo, ma sulla valenza politica, sulla opportunità politica di insediare una tale composizione della commissione senza aprirsi alla città, alla base degli iscritti al PD, una riflessione è giusta farla, almeno da parte di chi detiene la tessera del partito che a Frattamaggiore diventa sempre più una questione familiare, una forte volontà nel mantenere saldamente nelle proprie mani, i fili che muovono il primo partito della “sinistra”. Con tutti gli oneri e gli onori ma principalmente con la consapevolezza di non perdere posizioni avendo il potere di decidere la linea politica, le cariche, le candidature e tutto il resto. Sono stati 153 i tesserati che hanno espresso la loro preferenza con un netto vantaggio per Bonaccini che ha collezionato 120 voti. Votazione sembra però non senza l’ennesimo giallo cosa che puntualmente accade quando si tratta di gestire le correnti interne al partito (vedi ad esempio la polemica nazionale delle tessere). Cosa è successo a Frattamaggiore? Noi siamo certi che la figura di garante nell’ex sindaco Enzo Del Prete sia immune da ogni dubbio, ma non possiamo non prendere atto che qualche esponente del PD locale, nell’informarci sulle operazioni di voto, abbia espresso la seguente domanda che giriamo agli addetti ai lavori: siamo sicuri del consenso al voto di tutti i 153 tesserati visto che qualche tesserata tra i 153 sembra cadere dalle nuvole?