dalla nostra inviata Caterina Flagiello
Una sala gremita ed un pubblico rapito ieri pomeriggio, 28 aprile, per la ri-scoperta delle protagoniste della resistenza. Figure storiche “scomode” relegate nell’oblio, da poco (e con difficoltà) riportate alla luce. Protagonisti di questa riflessione sulle donne del 25 aprile, il sindaco di Caivano, Vincenzo Falco, l’assessore alle pari opportunità Maria Donesi, la scrittrice e giornalista Nadia Verdile, gli storici Clelia Politano e Giovanni Cerchia, oltre alla presenza di Monica Cartia nel ruolo di moderatrice. Protagoniste, storie e volti riportati anche della mostra fotografica dedicata alle Madri Costituenti nell’ambito della Toponomastica Femminile. Il primo cittadino, nei suoi saluti iniziali ha esposto la necessità, non più rimandabile, di fare un approfondimento sulla resistenza e sul ruolo effettivo giocato dalle donne, non solo come staffette quindi, ma anche protagoniste di “piccoli” gesti quotidiani tesi a riconquistare, con inventiva e sfruttando i mezzi a disposizione, la libertà. L’assessore Maria Donesi nel suo intervento, ci fornisce alcuni dati: circa 70.000 donne hanno compartecipato alla resistenza, in uno sforzo collettivo che porterà alla Liberazione del 25 aprile. Ma non c’è “solo” la resistenza, le donne infatti hanno collaborato anche alla stesura della Costituzione della Repubblica Italiana. Monica Cartia coglie l’occasione per ringraziare l’amministrazione del comune di Caivano artefice di questo evento di grande spessore e valore culturale, portando un suo personale ricordo: la fortuna e il privilegio di avere una staffetta partigiana come docente di lettere, infatti, grazie alla professoressa Galavotti ha potuto imparare cos’è la Storia. La scrittrice Nadia Verdile ha affrontato la resistenza da un punto di vista letterario, in quanto le donne sono sempre state presenti, nonostante la loro storia non sia stata raccontata. Anche tra i partigiani esisteva un’iniziale diffidenza nei confronti del ruolo delle donne, viste come problematiche, tuttavia senza di loro la resistenza non sarebbe stata possibile, esse sono state a tutti gli effetti delle co-protagoniste che hanno messo a repentaglio la loro vita. Molte sono poi diventate delle grandi scrittrici come ad esempio Oriana Fallaci, Miriam Mafai e Renata Viganò, autrice del romanzo: “L’Agnese va a morire”, in cui assistiamo alla presa di coscienza della protagonista, Agnese appunto, che trovatasi di fronte alle ingiustizie compiute dal nemico, decide di ribellarsi e organizzare (da analfabeta!), le staffette della resistenza. La scrittrice conclude il suo intervento ironico e a tratti pungente, facendo un appello alle ragazze presenti in sala, sul non sentirsi “orfane” di figure femminili importanti e di rilievo, dato che le donne ci sono sempre state, anche se non raccontate. Ai ragazzi invece, propone di andare a cercare anche la versione (voce) femminile degli eventi, in modo da poter avere una visione completa, in quanto: “La verità si racconta tramite i vari punti di vista”. Giovanni Cerchia fa notare come la nostra tradizione culturale sia fondata sulla sistematica espulsione delle donne dallo spazio pubblico, fino a tempi storici relativamente recenti. Basti pensare che a partire dal 1966 le donne possono intraprendere la carriera di magistrato ed il delitto d’onore viene abrogato solo nel 1981. Tuttavia, la resistenza è quel perimetro che contiene i nostri valori condivisi, in quanto al suo interno troviamo la lotta di classe, quella civile tra gli italiani ed infine la lotta per la liberazione dal nemico. La Costituzione, d’altro canto, rappresenta tutto ciò che vogliamo diventare come nazione, una volta passati e rielaborati gli eventi della Seconda Guerra Mondiale. Questa rielaborazione purtroppo, passa anche tramite la rimozione: infatti il sud Italia sembra quasi “scomparso” dai libri di storia, un’altra rimozione importante è avvenuta nei confronti del ruolo delle donne nella resistenza, complice anche una legge, concepita con criteri maschilisti, per poter ottenere il riconoscimento del ruolo di partigiano o partigiana. Questa legge imponeva come requisito necessario l’aver imbracciato il fucile per un dato periodo di tempo, tuttavia la storia della resistenza è composta da tanti tipi di lotta, spesso non armata oppure con armi non convenzionali. Ognuno, soprattutto le donne, combatteva con ciò che aveva: masserizie, mattoni, intelligenza. Grazie a nuove fonti documentarie messe a disposizione nel 2012, si è potuti risalire a ben 8000 domande di riconoscimento provenienti dal mezzogiorno e in particolare dalla Campania, da ciò si evince che il mezzogiorno è stato protagonista, in maniera diversa, della resistenza. Cerchia inoltre ci ricorda come, senza memoria la nostra democrazia sia più fragile, in quanto: “la storia dà la consapevolezza di un percorso compiuto e la libertà di scegliere di conseguenza.” L’ultimo intervento è stato affidato alla storica Clelia Politano che, citando il filosofo Aldo Masullo, vuole dare una nuova visione della parola r-Esistere. Si tratta infatti di un modo di esistere e di stare al mondo, generando scelte ed adesioni. Le donne della R-esistenza hanno elaborato strategie e trovato scappatoie, Politano infatti suddivide in 3 macro aree le azioni delle donne nella resistenza: atti di ostracismo attivo e passivo (ad esempio gli scioperi), i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) in cui possiamo contare ben 500 comandanti donne ed infine le partigiane di pacificazione e socializzazione (ad esempio le staffette). Una storia fondamentale e sottaciuta in cui dobbiamo cogliere l’invito dello scrittore e partigiano Italo Calvino: “diventiamo custodi di memoria”. In conclusione dell’evento, la moderatrice Monica Cartia, invita i ragazzi del Liceo Braucci a leggere una dedica alle donne che hanno lottato per la Resistenza e che riporto integralmente: “A tutte coloro che sempre sono rimaste nell’ombra, a cui è stato impedito di raccontarsi ma che con grande coraggio hanno preso parte alla stremante lotta per la liberazione e ne sono state in cuore pulsante, non ci hanno lasciate afone, ci hanno aperto, anzi spalancato i cancelli dell’emancipazione. Diamo valore al loro sacrificio”.