La notte delle bombe, 30anniversario della strage di Via Palestro Milano

a cura di Caterina Flagiello

Alle 23.14 un’autobomba esplode in via Palestro, nel capoluogo lombardo. Dopo 43 minuti, una deflagrazione anche nella Capitale, davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano, e una terza davanti a San Giorgio al Velabro. Una a Milano e due a Roma, è la notte delle bombe del 27 luglio 1993, quando cosa nostra lancia l’ennesimo segnale del suo “ricatto” allo Stato: un’autobomba esplode in via Palestro, a Milano, vicino al Padiglione d’Arte Contemporanea, e poco più di 40 minuti dopo la Capitale viene svegliata dai boati di altre due Fiat Uno, cariche esplosivo di pentrite e T4 e piazzate in pieno centro, una davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano, l’altra a San Giorgio al Velabro, a pochi metri dal Campidoglio e dai Fori Imperiali. Nel capoluogo lombardo i morti sono cinque e 12 feriti, mentre a Roma si contano 22 feriti. Sul piano giudiziario, condannati in via definitiva mandanti ed esecutori appartenenti a Cosa nostra, nel 2017 la Procura di Firenze ha riaperto l’indagine, dopo le intercettazioni di alcuni colloqui in carcere del boss palermitano Giuseppe Graviano, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Un camion con mille chili di esplosivo partì da Palermo nel 1993 e attraversò indisturbato l’Italia, trasportò il carico fino a Roma, Firenze e Milano. Dalla bomba di via Fauro a Roma il 14 maggio del 1993 per tentare di uccidere il giornalista Maurizio Costanzo, a via dei Georgofili a Firenze 27 maggio, tredici giorni più tardi, fino al carosello di bombe del 27 e 28 luglio, in via Palestro a Milano, a San Giovanni in Laterano e dopo a San Giorgio al Velabro. La mafia punta al cuore dello Stato in modo eversivo e terroristico. Chi si riunì con i boss stragisti per decidere la strategia di attacco allo Stato? Quella notte del 27 luglio, furono interrotte le comunicazioni a Palazzo Chigi, il Procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, titolare delle indagini sui mandanti esterni, per la prima volta fu sfiorato il colpo di Stato. Chi suggerì di colpire gli Uffizi e la Galleria di Arte Moderna di Milano? “Con le bombe del 93 i boss tentarono di fermare la legislazione antimafia e il 41 bis, il carcere duro”, testimonia Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, tra gli investigatori che collaborarono coi magistrati Gabriele Chelazzi e Pierluigi Vigna, fino alle condanne di boss e gregari. Chi si nasconde dietro agli appartati della mafia per compiere questi attentati, cambiando il modo di agire della stessa mafia, come della presenza di una donna che controlla le operazioni delle stragi di Firenze e Milano?. Ci sono tante inchieste che puntano alla ricostruzione dei fatti accertati delle sei sentenze definitive e dei tanti interrogativi irrisolti. Quale fu il ruolo dei protagonisti principali delle stragi, i boss Matteo Messina Denaro e i fratelli Graviano? Sono loro oggi i depositari dei segreti dell’organizzazione mafiosa?. Dieci le vittime e centinaia di feriti, fino allo sterminio a Firenze della famiglia Nencioni e della morte del giovane studente Dario Capolicchio, a Milano tre i vigili del fuoco uccisi, Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno e l’agente della polizia locale Alessandro Ferrari, che col loro tempestivo intervento salvarono i cittadini che non sapevano di quello che stava per accadere, mentre un immigrato Driss Moussafir morì mentre dormiva su una panchina. Con la strage di via Palestro con gli ultimi uomini ammazzati cambia qualcosa, finiscono le stragi. L’Italia sarà un Paese libero quando non ci saranno più segreti! L’Associazione Vigile del Fuoco Carlo La catena, nasce nel 1994, a ridosso della strage, per non dimenticare le Vittime del dovere, intende perseguire programmi per lo sviluppo del territorio per creare lavoro e sviluppo sociale affinché possano realizzare le giuste condizioni per contrastare le mafie. Napoli 22 luglio 2023