Frattamaggiore, l’isola felice che non c’è

Basta guardare la declassazione in termini di residenti passati in pochi anni dai circa 32.000 ai poco più di 28.000 di oggi compreso il fenomeno della immigrazione per chi ha trovato casa e lavoro in città. Un declassamento che avrà conseguenze (positive almeno in questo) della riduzione del numero dei consiglieri comunali alle prossime elezioni, atteso che quelli attuali sono fin troppi e, tranne poche eccezioni, non producono altro che clientele e costi a carico dei cittadini. In tanti considerano Frattamaggiore un’isola felice, ma sul tema spesso si accendono discussioni sui vari modi di intendere la felicità dove ognuno di noi trascorre la propria vita quotidiana. Le cronache degli ultimi anni e degli ultimi mesi in particolare, sicuramente fanno propendere per un’isola felice che purtroppo non c’è: movida impazzita fuori controllo, cementificazione e cancellazione di alcune testimonianze della storia di Frattamaggiore, lo stesso tasso di insicurezza che interessa tutti i Comuni del circondario a Nord di Napoli, servizi poco efficienti pagati a caro prezzo, una “politica” senza mordente e visione assuefatta al potere che lascia i cittadini in balia dei grandi problemi senza soluzioni: non bastano le feste, le luminarie, le pizze e la farina, in un’isola felice conta molto più la serenità, la sicurezza, un’ambiente salubre, non ecomostri, una giusta ed equa tassazione, servizi eccellenti, e su tutto una politica seria non genuflessa al potere spesso per poche pagnotte politiche. Purtroppo quest’isola, nonostante i nostalgici, gli ottimisti, i proclami in pompa magna dell’amministrazione, non c’è.