Omicidio di Giovanbattista Cutolo (GIÒ GIO’), il punto di vista del comandante Biagio Chiariello

a cura di Caterina Flagiello

L’omicidio di Giovanbattista Cutolo (conosciuto come GIO’ GIO’) ha suscitato una forte ondata d’indignazione a livello nazionale. Ma quali potrebbero essere delle soluzioni per arginare il problema dei minori violenti? Lo chiediamo al dottor Biagio Chiariello, attuale dirigente di polizia locale con un passato alla IV Squadra Mobile di Roma, Sezione Minori.

-Comandante, che ne pensa di quello che è successo al giovane Giovanbattista Cutolo a Napoli?

“Beh, guardi, siamo di nuovo alle solite. Fa male sentire a distanza di pochi mesi dall’uccisione a Napoli di Francesco Pio Maione, di 18 anni, per mano di un coetaneo, Francesco Pio Valda, pluripregiudicato, di un altro ragazzo ucciso per futili motivi. Passato del tempo di quel caso non si parla più , riflettori spenti! Con la morte di Giovanbattista Cutolo, -Giò Giò- , di 24 anni, constatiamo che la storia si ripete, stesso movente, futili motivi! Qui però ad uccidere è un minorenne di anni 16 con numerosi precedenti penali, tra cui tentato omicidio, furto aggravato, porto abusivo di arma da fuoco, ecc., prende la pistola esplode 3 colpi e Gio’Giò non c’è più!’

-Secondo lei c’è pentimento da parte del minore e della famiglia?

“Ma di cosa? L’assassino viene celebrato sui social come un divo e i parenti ne auspicano il presto ritorno a casa in un contesto familiare dove gli potrebbero insegnare al massimo la cultura del più forte, dell’arroganza. Tu non mi rispetti, io ti uccido, ti meno, ti tolgo dalla faccia della terra, e lo faccio con un’arma da fuoco che tranquillamente porto addosso. Il motivo? Anche solo per uno sguardo di troppo”.

-Che provvedimenti bisognerebbe adottare per evitare che ciò accada in futuro?

“Guardi nessun provvedimento potrebbe impedire in futuro che ciò accada, ma ci vogliono interventi normativi seri con riforme di alcune leggi ed articoli dei codici. Sono stanco di sentir dire la legge c’è e deve essere applicata con certezza della pena. Le leggi sono vecchie ormai , scritte in un momento in cui non c’era emergenza criminalità con autori minori. È ormai noto che la mano omicida in questi casi proviene si in modo diretto dai minori, ma quella mano è spesso armata dai contesti familiari dove regna indisturbata l’ignoranza e l’arroganza verso il prossimo. Quindi non vedo alternative se non soluzioni drastiche.”

-Quali?

“Sottrarre i minori alle famiglie con interventi sulla patria potestà, sarebbe questa una misura preventiva soprattutto per i figli di camorristi, mafiosi e delinquenti, insomma, sradicarli da quei contesti inquinati e da famiglie che possono impartire una sola cultura ai figli, quella criminale. Se non si fa questo, avremmo altri dieci, cento, mille casi di omicidi commessi da questi baby delinquenti. Lasciare infatti i minori in balìa di un padre o di una madre che di mestiere fanno il boss, gli affiliati, o che vivono di proventi illeciti, significa arrendersi alle leggi della malavita, e allora è inutile lamentarsi. Poi altra soluzione è l’abbassamento della soglia di età imputabile ricordando che la minore età oggi esclude o diminuisce l’imputabilità. Per farle un esempio: Oggi l’età di piena imputabilità è fissata a 18 anni. Sotto i 18 anni abbiamo due fasce di età. Prima dei 14 anni dove il soggetto è sempre completamente inimputabile (non può essere accusato di alcun atto criminale) e se il giudice accerta la sua pericolosità sociale, potrà assoggettarlo ad una misura di sicurezza, esempio riformatorio giudiziario. Poi tra i 14 e i 18 anni sarà necessario un esame caso per caso per accertare se il soggetto aveva la capacità di intendere e di volere e, nel caso positivo, la pena andrà irrogata in misura ridotta non esclusi i benefici del perdono giudiziale, della sospensione condizionale della pena, della liberazione condizionale e della riabilitazione. È vero, l’abbassamento della soglia di età imputabile potrebbe escludere i rei minori da un riscatto, ma a compensare tale disagio potrebbero esserci dei percorsi di inclusione futura, ovvio eliminando le dovute criticità ad oggi in essere presso tali istituti”.

-Che ne pensa delle manifestazioni che si fanno quando si verificano tali tragedie?

“Subito dopo la tragedia molta vicinanza, attenzione, ma poi? Si spengono i riflettori. Abbiamo tante volte celebrato funerali , ricorrenze, ecc, ma poi tutto cade nel dimenticatoio. Alle famiglie servono esempi, condanne, giustizie per chi non c’è più. Lo affermo da tempo, ma questa è solo una mia opinione!”