L’altro giorno a Sant’Antimo nei pressi della struttura del Ser D si è svolta una manifestazione di protesta da parte dei pazienti in cura nella struttura a seguito della volontà da parte dell’Asl di chiudere il centro e spostarlo a Giugliano, ovvero si rimane nel Distretto 42 ma si esce fuori dalla competenza dei 5 comuni che fanno parte dell’Ambito 17 per i servizi sociali e socio assistenziali. Per chi non è conoscenza della funzione dei Ser D, occorre ricordare che questi centri oltre curare e ad assistere soggetti nella riabilitazione contro l’abuso dipendenza da sostanze stupefacenti, si occupa anche di dipendenze di tipo comportamentale, quali dipendenza da internet, da sesso compulsivo, da shopping, da gioco d’azzardo. Ebbene, dopo anni e anni di eccellente servizio svolto con il recupero di tanti giovani e non, improvvisamente si scopre che i locali non sono adeguati a continuare nella loro funzione socio sanitaria e quindi si vorrebbe sportare il tutto a Giugliano. Unica possibilità di far rimanere il servizio nel cerchio dei 5 comuni dell’Ambito 17, è trovare nuovi locali a Sant’Antimo, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Casandrino, Frattaminore. L’Asl sembra disponibile soltanto verso questa soluzione. Ebbene fino ad oggi i sindaci interpellati hanno solo promesso ma niente di concreto. Il grosso problema che bisogna ben comprendere, è che il trasferimento presso un altro servizio già attivo comporterebbe l’ingolfamento di operatori. Questi ultimi sarebbero infatti costretti a lavorare in spazi insufficienti a garantire la continuità delle tante prestazioni offerte fino ad ora. Si renderebbero non adeguati, così, anche i locali di Giugliano alla loro funzione? Tale situazione causerebbe inoltre un sovraccarico di pazienti per il servizio ospitante, il quale si troverebbe ad avere la competenza di ben 12 comuni e non più 7, provocando inevitabilmente la paralisi di entrambi i servizi sanitari e trascurando quindi i diritti di un’utenza di circa 500mila abitanti. Non verrebbe inoltre garantito il rispetto dei LEA (livelli essenziali di assistenza) in territori già maltrattati e deprivati da decenni, e ad alto rischio di criminalità. Da queste pagine lanciamo un appello affinchè i sindaci dei comuni citati possano proporre una location evitando gli enormi disagi che si creerebbero a chi frequenta le cure e rispettive famiglie. Si muova anche il vertice dell’Azienda Consortile Ambito 17 per cercare di trovare una soluzione